Anche Devitalia scende in campo contro il bullismo

Una giornata dedicata al triste e attuale tema del bullismo, per tenere alta la soglia di attenzione su un fenomeno sempre esistito ma che adesso ha nuovi e subdoli mezzi per essere perpetrato. Per questo nelle scuole è giusto affrontare l’argomento in maniera esaustiva e multidisciplinare. Come è stato fatto questa mattina all’Istituto Superiore Santoni di Pisa dove i ragazzi di diversa età e classi hanno discusso tra di loro e con diversi ospiti intervenuti.

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Particolarmente interessante è stato il confronto con due giovani giocatori della Primavera dell’A.C. Pisa 1909 che hanno partecipato all’iniziativa portando la propria esperienza di vita di gruppo con la propria squadra.

Matteo Insegno e Joaquin Lores Varela, diciannove anni entrambi, hanno parlato dell’importanza dello sport come portatore di valori quali l’amicizia e il rispetto. “Lo scherzo e gli sfottò ci stanno, ma deve essere sempre chiaro il limite che è segnato dal rispetto, che poi non è altro che la normale e più comune educazione”, dicono praticamente all’unisono. Hanno ben presente l’esempio della prima squadra che ha fatto del gruppo un vero e proprio “allenamento”, che ha permesso di superare con impensabili risultati un periodo difficilissimo. Una squadra che ha unito non solo i giocatori ma un’intera città che si è scoperta comunità.

Man mano che il discorso prendeva concretezza i ragazzi della scuola hanno portato i loro esempi di atleti e appassionati di sport, trovando punti in comune e differenze, delineando piano piano il concetto di debolezza stavolta legato a chi non è in grado di esprimersi se non con aggressività e strafottenza, e non a chi subisce tali vessazioni senza reagire, spesso l’unico modo per far sì che tale fenomeno vada scemando. In caso poi del perpetrarsi di tali episodi è giusto rivolgersi alle autorità, sia che siano insegnanti o allenatori, che devono essere persone preparate a svolgere il ruolo di educatori.

Successivamente è intervenuto Fabio Calabrese, amministratore delegato di Devitalia, che come esperto informatico ha riportato alcuni dati legati al fenomeno sempre più attuale del cyberbullismo. Dati che spaventano ma che possono essere controllati se si seguono alcune semplici regole. Il primo passo è rendersi conto di cosa abbiamo per le mani quando utilizziamo strumenti come lo smartphone o il tablet che ti mettono in contatto con il mondo intero.

E’ come trovarsi davanti una pistola – spiega Calabrese – sono strumenti altrettanto micidiali solo che non ci verrebbe mai in mente di usare una pistola senza conoscerne il meccanismo. Purtroppo invece con i social i ragazzi, così come la maggior parte degli adulti, sono completamente sprovveduti, con il risultato che possono succedere episodi capaci di segnare una vita per sempre”. E per avere una seppur vaga idea di cosa stiamo parlando Calabrese ci dà qualche numero: “fonti ufficiali registrano che al momento in cui indicizziamo un’immagine su Microsoft essa passa su oltre un milione di macchine, e su Google “solo”750 mila. Ci rendiamo conto di che bomba inneschiamo? Anche quando un dato non ci è più visibile, perché lo abbiamo nascosto o addirittura cancellato, esso viene conservato in una qualche memoria, con il risultato che potrebbe tornare quando meno ce lo aspettiamo. Impariamo a difenderci e a prevenire”.

I ragazzi hanno lasciato l’auditorium sicuramente con qualche spunto di riflessione in più e quelle che sono forse le uniche cose capaci di prevenire spiacevoli episodi di bullismo: educazione e consapevolezza.

 

 

 

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